Collezione Beinaschi

    Giovanni Battista Beinaschi nacque a Fossano nel 1634 (o 1636), ma la sua formazione pittorica si sviluppò principalmente a Torino. Artista barocco, i suoi lavori sono caratterizzati da figure muscolari e tese, quasi in movimento e palpitanti, e da colorazioni molto buie.

    Nel 1650 si trasferì a Roma, dove acquisì i tratti distintivi del Lanfranco, tanto da passare erroneamente per suo allievo, e dove lavorò a molte pale d’altare di cui alcune ancora conservate a Santa Maria del Suffragio e San Bonaventura al Palatino.

    Dopo la parentesi romana, il Beinaschi si trasferì a Napoli, dove sviluppò il suo operato maggiore e stilisticamente più notevole in molte delle chiese cittadine, spesso proprio a fianco del Lanfranco. Qui vi morì nel 1688, sepolto a Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, dove aveva lavorato alla cupola e alla navata centrale.

    Le opere che costituiscono la collezione della Cassa di Risparmio di Fossano sono state acquistate a partire dagli anni settanta e rappresentano il ritorno a Fossano di uno dei suoi cittadini più celebri, i cui lavori sono esposti nei maggiori musei europei.

     

     

    Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia

    Quest’olio su tela è caratterizzato da una composizione densa e folta di figure dinamiche, riccamente accostate con grande maestria e precise nei particolari, come si nota dalla torsione dell'uomo di spalle in basso. La forza nel chiaro-scuro delle figure è incorniciata da un ampio paesaggio panoramico sul fondo, dove svetta al centro il monte Oreb.

     

     

     

    Trionfo di imperatore romano

    L’opera raffigura il corteo di trionfo di un imperatore romano. Sono presenti precisi riferimenti a scene di storia romana che il Vicerè spagnolo di Napoli commissionò al Lanfranco ed a Andrea Sacchi verso il 1635, oggi conservate al Museo del Prado.

     

     

     

    Giuditta e Oloferne

    La tela rappresenta l'episodio biblico della decapitazione del generale Oloferne da parte della vedova ebraica Giuditta, che circuì e uccise il condottiero per salvare il proprio popolo dalla dominazione assira.

    Traspaiono elementi e ispirazioni caravaggeschi, che emergono raffrontando la tela con la medesima scena rappresentata nel 1599 dallo stesso Caravaggio.

     

     

     

    San Girolamo

    San Girolamo, protettore di archeologi, bibliotecari e traduttori, dedicò la sua vita allo studio della teologia e, tra Antiochia, Roma e Betlemme, portò avanti un'intensa attività letteraria che lo coinvolse anche in diverse controversie sulla fede. È uno dei Santi più ammirati ed uno dei Padri della Chiesa per la sua profonda fede e il suo fondamentale lavoro di divulgazione delle Scritture.

    Nel dipinto, attribuito al Beinaschi, è ritratto con il teschio, che rappresenta la penitenza, e il libro, simbolo dei suoi studi e della sua opera di dottore della Chiesa.

     

     

     

    Il tributo della moneta

    Acquistato nel 2019 dalla casa d’aste Dorotheum di Vienna, è un dipinto praticamente inedito, poiché appartenuto per molto tempo a collezione privata e mai catalogato. Illustra un episodio narrato nel Vangelo di Matteo, ripreso anche da altri artisti quali Masaccio e Tiziano, nel quale Gesù, interrogato da un fariseo sul pagamento delle tasse ai romani, mostra una moneta su cui è inciso il profilo dell’imperatore e risponde con la ben nota frase “Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.

     

     

    San Pietro

    Comparabile a “Le lacrime di San Pietro” conservato a Palazzo Rosso a Genova e nel Museo delle Belle Arti di Bordeaux, l’opera è databile 1660-1661 ed è stata acquistata dalla casa d’aste Dorotheum nel 2020.

    Raffigura San Pietro in un momento di preghiera rivolta a Dio.

     

     

    Dio Padre benedicente

    Acquistata anch’essa nel 2020 dalla casa d’aste Dorotheum, la tela rappresenta una delle molteplici variazioni sul tema dell’Eterno per il pittore, probabile abbozzo per il Dio Padre benedicente di Santa Maria dei Miracoli a Napoli.

     

     

     

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    Altre collezioni

    Collezione antiquaria

     

    Ricca e variegata la collezione di mobili e arredi risalenti al XVII, XVIII e XIX secolo. Tra questi, in particolare, si segnalano uno dei primi esempi di pianoforte a tavola, fabbricato dagli artigiani francesi della Trezzoz & C.ie di Parigi ed un armadio in noce scuro a due ante, interamente intagliato.

    All’interno del Palazzo sono anche custodite tre casseforti in legno con armatura di rinforzo in ferro battuto, appartenenti ai Conti Alessi di Canosio, che furono banchieri e proprietari del Palazzo del Comandante.

     

     

     

     

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